- Quand’è che mi porti con te? Voglio vedere quello
che vedi..-
gli aveva chiesto appena dopo le nozze,
nonostante il mal di mare che le torceva le reni
lo avrebbe seguito su tutte le rotte, tutte le volte
e quando lui tornava dai viaggi di notte,
avvicinando lo scafo e parlando al Libeccio,
lei lo avvistava dalla finestra interrogando la
coltre
da cui si vedeva l’arrivo e l’attracco del
peschereccio.
Nonostante i trent’anni che parevano un’era lei
lo attendeva ancora alla sera, svaniva l’intera
candela,
non sai mai quando torna chi lavora nel mare
quando ti abitui all’assenza rieccolo lì che compare.
Lei rimaneva in attesa del suo sorriso frugale
come se l’acqua ed il sale lo trattenessero in zone
lontane
e ogni volta chiedeva: -…e questa volta che fai?-
forse era una domanda scema, una cantilena che
diceva:
Rit:
-Resti o vai? Che fai? Che fai?
Resti?
Quando taci a cosa pensi? O vai? Il nostro amore è di silenzi..
resti?
Cara mia ma dove guardi? O vai? I marinai tornano tardi..
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del
posto,
al centro un vaso d’acqua e dentro un ramo di bosso,
apparecchiava sempre per due con il mare di sfondo,
con l’occhio allenato a cogliere tutti i movimenti
nel porto;
poi finalmente eccolo apparire, la punta di un
monte,
appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte,
la luna riversava sull’acqua piatta una luce rifratta
che scendeva calma carica di polvere d’ovatta.
Sicché lui le raccontava ciò che aveva visto fra le
onde:
la costa di rocce che si stende fra Genova e Tolone
o il manto bianco alle falde delle Azzorre,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel
meridione
-Le zagare esplodono ovunque ad aprile!
…ma tu non farti ingannare le parole sanno come
tradire,
questo è un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce,
per il resto è solo fatica e una solitudine che
annichilisce..-.
-Prendo in prestito i tuoi occhi allora…- disse lei scortese,
il velo del vento lambiva le vie del paese,
e si portava via le sue speranze di stare insieme
e poi le riportava le speranza di poterlo rivedere
fra un mese.
Rit:
Resti o vai? …che fai?..che fai?
Poco tempo e partiva, lo vedeva sparire all’aurora e
lei seduta sulla poltrona lo immaginava intagliare
la bruma
verso porti e moli, a trenta nodi, nuovi Soli
oppure lottare contro muri furiosi di schiuma….
e sarebbe tornato, sarebbe tornato
e sarebbe riuscito a stupirla ancora
come l’ultima volta che tornato a tarda ora
le aveva portato in regalo un vestito da sposa di
Cefalonia.
-Sempre via suo marito eh? Beato lui che viaggia…-
dicevano le donne salutandole sulla terrazza
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro
su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di
sabbia.
Si era abituato il paese di pochi focolari,
a vederla in attesa , qualche turista chiedeva ai
locali:
-Cosa fa quella vecchia alla sera con gli occhi sul
porto?-
rispondevano: -Aspetta che il marito torni dal mare..dal mare…
sono dieci anni che è morto…-
Rit.
Non c'è un testo di Murubutu che non mi emozioni in qualche modo.
RispondiEliminabrividi..
RispondiEliminase un ascoltatore di metal si emoziona all'ascolto di un pezzo rap..beh, è fatto bene