domenica 15 giugno 2014

Diario di bordo

Liberamente ispirato al racconto di Louis Sepulveda  “L’ultima sventura del capitano Valdemar Alentexio”

Eh… e ora avvicinati un poco, racconto storie raccolte fra mari immani, mari immani..
..ancora un po’, ancora un poco….. racconto storie di navi tra i vari fari, vari fari..
prendo fiato, ho poco fiato, perdo fiato, qua ho qualcosa conficcato su un lato del costato, 
parlo in fretta, sento freddo, qua ho una freccia che pulsa dentro il petto, è fatta in pelle di guanaco.  
Ho visto pance di navi pieni di poveri cristi in posti mai visti,
trafitti dai cippi invocavano tristi i loro feticci sconfitti
e lì fu sopra gli abissi e lì che scrissi solo il mio diario,
io tratto in salvo dalle stive di un galeone spagnolo: Senora del Rosario.
Fui salvato da una grossa galera che batteva bandiera nera,
e la polena a forma di sirena fendeva l’acqua costiera,   
quando issava una nuova vela o fissava una nuova meta, muoveva
saccheggiando i galeoni carichi di moneta coniata a Zacatecas.
Vissi con loro per anni e ho visto tagliare gole su gole,
ho visto piogge impetuose portare il terrore scagliate da mani furiose,
ho sentito le frecce ad altezza testa, le brezze del vento dell’Ovest, 
e gli effetti della schiena a pezzi per le carezze del gatto a nove code.
Rit: Senti il vento dell’Est che più forte non c’è, che più forte qui ti porta al limite!
Senti il tempo in un flash che ti porta oltre a te e apre spazi che ti sfondan l’iride!
Eh….la Luna erosa dal tempo,  tinse il mare d’argento, cinse il mare ed il vento:
un effetto, un riflesso di un mondo sommerso.
Era una ciurma di senza patria, di paria senza illusioni,
di pazzi asserviti a un pazzo: il capitano dei mari minori,
ad un suo solo cenno fra i tuoni saltavano sui pennoni e
rampavano fieri sugli alighieri e sulle troniere dei cannoni e
rispondevano a chi diceva: -là c’è qualcosa che brilla tra i fuochi!
L’unica cosa che brilla a est sono le forche degli spagnoli!
Siamo una massa di acqua salmastra e  putredine oceanica!
Se Dio ci ha dimenticato… il demonio ci darà venti migliori!-.
Con loro ho visto il mare bagnare la sabbia di storia,
navi trainate da stormi di ottarde nel cielo basso della Patagonia,
navi sfondate a bombarde tappare le falle coi corpi poi 
incagliate fra i bracci dei ghiacci enormi nei porti vuoti della Nuova Scozia.
Ho visto il mare in tempesta abissare di colpo uno stretto,
le isole pesce, indigeni senza testa con un solo occhio nel petto.
Ho visto in fondo all’oceano riflesse le immagini magiche di quelle dorsali subacquee
alla base del mito che l’Antartide sia Atlantide.
Dopo una vita simile chi è che riuscì a sopravvivere?
Chi uccidendo riuscì a resistere o io che sapevo scrivere?
Rovescio rime oltre il limite in questo diario che affonda
sotto l’ombra dell’onda: il cielo per sudario e il mare come tomba!
Rit.
Mu-ru-bu-tu!
Senti il vento in un ceck, a cento nodi col rap, i cento porti del rap e cento mondi, cento mondi….
Mu-ru-bu-tu!
testi il flusso nel jack, testo busso già al ceck, teste fuse dal rap e cento mondi, cento mondi….



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