Liberamente
ispirato al racconto di Louis Sepulveda
“L’ultima sventura del capitano Valdemar Alentexio”
Eh… e
ora avvicinati un poco, racconto storie raccolte fra mari immani, mari immani..
..ancora
un po’, ancora un poco….. racconto storie di navi tra i vari fari, vari fari..
prendo
fiato, ho poco fiato, perdo fiato, qua ho qualcosa conficcato su un lato del
costato,
parlo in
fretta, sento freddo, qua ho una freccia che pulsa dentro il petto, è fatta in
pelle di guanaco.
Ho visto
pance di navi pieni di poveri cristi in posti mai visti,
trafitti
dai cippi invocavano tristi i loro feticci sconfitti
e lì fu
sopra gli abissi e lì che scrissi solo il mio diario,
io
tratto in salvo dalle stive di un galeone spagnolo: Senora del Rosario.
Fui
salvato da una grossa galera che batteva bandiera nera,
e la
polena a forma di sirena fendeva l’acqua costiera,
quando
issava una nuova vela o fissava una nuova meta, muoveva
saccheggiando
i galeoni carichi di moneta coniata a Zacatecas.
Vissi con
loro per anni e ho visto tagliare gole su gole,
ho visto
piogge impetuose portare il terrore scagliate da mani furiose,
ho
sentito le frecce ad altezza testa, le brezze del vento dell’Ovest,
e gli
effetti della schiena a pezzi per le carezze del gatto a nove code.
Rit: Senti il vento dell’Est che
più forte non c’è, che più forte qui ti porta al limite!
Senti il tempo in un flash che ti
porta oltre a te e apre spazi che ti sfondan l’iride!
Eh….la Luna erosa dal tempo, tinse il mare d’argento, cinse il mare ed il
vento:
un effetto, un riflesso di un
mondo sommerso.
Era una
ciurma di senza patria, di paria senza illusioni,
di pazzi
asserviti a un pazzo: il capitano dei mari minori,
ad un
suo solo cenno fra i tuoni saltavano sui pennoni e
rampavano
fieri sugli alighieri e sulle troniere dei cannoni e
rispondevano
a chi diceva: -là c’è qualcosa che brilla tra i fuochi!
L’unica
cosa che brilla a est sono le forche degli spagnoli!
Siamo
una massa di acqua salmastra e putredine
oceanica!
Se Dio
ci ha dimenticato… il demonio ci darà venti migliori!-.
Con loro
ho visto il mare bagnare la sabbia di storia,
navi
trainate da stormi di ottarde nel cielo basso della Patagonia,
navi
sfondate a bombarde tappare le falle coi corpi poi
incagliate
fra i bracci dei ghiacci enormi nei porti vuoti della Nuova Scozia.
Ho visto
il mare in tempesta abissare di colpo uno stretto,
le isole
pesce, indigeni senza testa con un solo occhio nel petto.
Ho visto
in fondo all’oceano riflesse le immagini magiche di quelle dorsali subacquee
alla
base del mito che l’Antartide sia Atlantide.
Dopo una
vita simile chi è che riuscì a sopravvivere?
Chi
uccidendo riuscì a resistere o io che sapevo scrivere?
Rovescio
rime oltre il limite in questo diario che affonda
sotto
l’ombra dell’onda: il cielo per sudario e il mare come tomba!
Rit.
Mu-ru-bu-tu!
Senti il
vento in un ceck, a cento nodi col rap, i cento porti del rap e cento mondi,
cento mondi….
Mu-ru-bu-tu!
testi il
flusso nel jack, testo busso già al ceck, teste fuse dal rap e cento mondi,
cento mondi….
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