La spia turca entrò alla notte nel golfo, fra le onde
del porto
aveva issato vele nere per non essere scorto su a
bordo,
contò le navi nemiche sul posto rimanendo nascosto
poi riferì a sua maestà l’entità della flotta pronta
allo scontro.
La flotta della Santa Alleanza, di Venezia e di
Spagna,
in nome della santa fede, truppe della Santa Sede,
di Genova e Malta
comandate da Giovanni d’Austria che reggeva sull'acqua
una croce d’oro e la resse alta per la durata
dell’intera battaglia.
Rit:
La furia abbatte qua un’altra bandiera, un’altra barriera, un’altra frontiera,
dal
mare si alza là un’altra alba nera e bombarda un’altra galera!
L’onda
abbatte qua un’altra bandiera, un’altra barriera, un’altra frontiera,
dal
mare si alza là un’altra alba nera, e bombarda… bombarda…
Il vento cambiò in un attimo decretando l’attacco,
il Cristo contro la Sublime Porta all'imbocco del
golfo di Patrasso e
flotta contro flotta e fu in un attimo impatto
ma la forza d’urto delle galeazze di San Marco
travolse ogni ostacolo.
Le trentotto bocche da fuoco fecero il vuoto sui
nemici,
il rumore del fasciame schiantato da palle di piombo
da quaranta chili,
sfasciato da bocche da fuoco di quaranta tipi
che frantumavano troppe prue e poppe in rotte, mosse
da attriti precisi.
Il contrattacco ottomano non si fece aspettare,
arrivarono suonando tamburi che fecero tremare il
mare
poi dalle volte gli arcieri, scontri in pochi metri,
i galeotti morivano incatenati ai remi passati dalle
lame.
Dopo il divieto completo di guardarsi dietro
alle tempesta di frecce si unì il diluvio cieco del fuoco greco,
raggiunsero l’ammiraglia reale stringendola in un
morso,
volarono i ganci, il suono del rostro sul corpo in
legno di cedro.
Sui lati gli ultimi scontri fra navi di scorta,
tra le navi di Alì il corsaro apostata e la flotta
di Doria
e come vendetta per la sconfitta di Famagosta
la testa mozza del pascià fu issata in segno di
vittoria perché fosse scorta.
Quando scese la sera il mare era pieno di rottami di
navi, teste di scafi,
i superstiti mossero in forze verso la baia vicina,
naufraghi a strati, fuochi alti sui lati dei
bastimenti incendiati,
solo due navi portarono notizia alla vicina Messina.
Fu un ecatombe di morti e colpiti, di monchi o
spariti ma
la morte come nube sulle frotte dei volti dei molti
feriti;
ma Lepanto alla fine del conto non fu fine di molto:
forse le fine del primato turco sui mari o del
primato del mare nostrum.
Ma nel conflitto perenne fra occidente ed oriente
non cambiò niente:
cambiarono tempi, armi, ma non l’equilibrio fra le
potenze,
le contese fra gli alleati della lega presente
superava la lotta perenne contro le tenebre del
nemico di sempre.
Come disse il sultano dopo la sconfitta cocente,
quando seppe dei suoi capi falciati dalle frecce,
delle carcasse di navi spiaggiate sulle secche
-gli infedeli mi hanno bruciato la barba
…..ahhhhha…. crescerà nuovamente!-.
Rit.
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