sabato 31 dicembre 2011

Sintesi dei contenuti dell’album “La bellissima Giulietta e il suo povero padre grafomane”

1)      Introduzione
2)      Mari infiniti: E’ la testimonianza fantastica di un gruppo di navigatori portoghesi, avventuratisi in mare con il fine di compiere il periplo del globo, molto prima dei più noti colleghi passati alla storia. Si imbatteranno in tutti i pericoli che la navigazione all’inizio XVI° secolo riservava: indigeni ostili, concorrenza spietata, tempeste terribili e morbi sconosciuti.
3)      Anna e Marzio: é una storia di amore e allucinazione. Anna è una donna rimasta vedova con un profondo bisogno di tornare ad essere felice. Un giorno, nella cella del carcere di fronte a casa sua, compare un detenuto nuovo: è bello, affascinante, ama i fiori quanto lei e le promette che una volta uscito viaggeranno insieme.  Con questa canzone ho vinto il Secondo premio del Concorso Nazionale per Cantastorie “Giovanna Daffini” 2010.
4)       Quando venne lei: il racconto ha come protagonista Maurizio che sin da piccolo ha mostrato grande talento per il disegno. Vive in un posto ostile con i genitori che lo sognano impiegato di banca. Maurizio però decide di seguire la sua passione e si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia. A Bologna tuttavia conoscerà l’eroina che si porterà i via suoi sogni, la sua arte e la sua vita.
5)      Le stesse pietre. Ispirato al romanzo di G.Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio”. Aldo parte nel 1940 per andare a combattere sul fronte del Golico. Lì conoscerà le privazioni, le atrocità e gli orrori della guerra di posizione.  Combattuto dal desiderio di non tradire e quello di scappare via, l’unica soluzione possibile non ammette compromessi.
6)      La collina dei pioppi. Laura e Dino si innamorano sulle colline nel mezzo del secondo conflitto mondiale. Dino entra presto nella Resistenza e quando i tedeschi arrivano in paese vive già in clandestinità da tempo; con Laura si fa vivo sempre più sporadicamente fino a scomparire. Dopo anni di silenzio Laura spera ancora di rivederlo,  nonostante le maldicenze. Un giorno di sole Dino ricompare, è sopravvissuto ad un campo di concentramento ed è tornato per lei.
7)      Scende la sera - Interludio
8)      Martino e il ciliegio. Ispirato alla storia di Prospero Gallinari, tratta dal suo libro autobiografico ”Un contadino nella metropoli”. Martino è cresciuto nella campagna emiliana degli anni ’50 e ’60, fatta di lavoro ed eredità degli ideali resistenziali. Il legame con la terra è forte ma il vento delle ideologie degli anni ’70 di più. Martino vuole partecipare alla lotta di classe e alza il livello dello scontro fino alla scelta della lotta armata.
9)      Le 12 fatiche. E’ la descrizione didascalica delle dodici fatiche che Euristeo ordinò ad Ercole.
10)   L’ussaro triste. E’ la storia di un nobile russo che tornato dalla guerra contro i Tatari si trova di fronte agli effetti della riforma attuata da Pietro il Grande per occidentalizzare la patria. Spogliato dei suoi beni e del suo prestigio, l’ussaro si accorge che mentre era lontano la società e cambiata e ora per lui non c’è più posto.
11)   Falso e Vero. Spesso diamo per scontato che valori, morale, etica siano quelli che la società impone. A volte basta una riflessione autonoma per scoprire che il nostro giudizio può essere diverso. La descrizione di figure come un barbone, una prostituta, un imprenditore di successo ci aiuta a capire questo possibile ribaltamento di prospettiva.
12)   La bellissima Giulietta. Quando ti nasce un figlio pensi che al mondo non ci sia nulla di più importante e bello. Quando te ne nasce un secondo capisci che un’esperienza unica può ripetersi dando luogo ad una gioia che pensavi insuperabile. Alla mia secondogenita ho dedicato questa poesia.

venerdì 23 dicembre 2011

Martino e il ciliegio




….e Martino che da bimbo s’era fatto guerriero
guardò il cielo che da azzurro s’era fatto nero……
Il sole rischiara l’aria, un’alba bianca incanta la terra nativa,
la madre lo chiama  - Martino svegliati - sono le cinque della mattina,
ora che sono in cinque in famiglia si stringe la cinghia in cucina
poi fuori scalzi nei campi con gli altri,  fra i tralci di uva spina.
Martino china la schiena fra i vari agri, nel segno della sua vita
quando nacque suo padre piantò una ciliegio nella cascina,
tramandatisi da avi a padri la dura vita contadina,
ora che sono passati da affittuari a  mezzadri: non  è più come prima.
E’ la Reggio degli anni ’50: campagna e officina,
è ancora attiva la prospettiva della prima cooperativa,
qui vive Martino la sua esistenza ora è pura essenza 
nella terra in cui la cultura della Resistenza è ancora viva.
I racconti dei partigiani, i fratelli Cervi, l’R-60,
la resistenza tradita, i risvolti del piano Marshall.
La storia d’Italia narrata dai vecchi lo incanta
ma in realtà questi vecchi di anni non ne hanno più di quaranta.
Le lotte per il pane, la fame, le lotte operaie senza fine, 
le lotte delle officine  Reggiane… 
la sua gente ha schiena buona e buona coscienza critica,
qui ogni bambino come Martino cresce a pane e lotta politica.

 Rit: come un brivido , come un brivido, sentì  un brivido
…ora Martino è libero ma davvero libero mai…

Martino sale in cima al ciliegio dopo il lavoro e la scuola,
là sopra legge di tutto: Conrad, Froebel, Spinoza…
poi le lotte degli anni di piombo lo investono come bora,
spingono la foga del suo mondo verso una boa nuova e allora
lo ha detto ai suoi: la stalla, l’aratro ora gli stanno stretti,
ora che ha nuovi concetti ha bisogno di nuovi contesti,
saluta in fretta gli affetti più stretti, i compagni più cari,
va a  Milano ottiene un contratto, il contatto con i centri operai.
Prima tra i gruppi dei pari poi dei compari,
poi tra i gruppi dei compagni dei vari gruppi extraparlamentari,
i vari gruppi rivali, i fasci, le stragi, gli spari,
i compagni non vogliono stare calmi qui c’è chi vuole passare alle armi.
Le prime diffide, la cosiddetta “svolta di Pecorile”, le prime rapine e ancora prima
i gruppi studio della Sit Siemens;
lo S.I.M. vive di sfide: lo stato è nemico da abbattere,
Martino combatte finché non s’imbatte nella sbarre dal carcere.
Dal gabbio scrive due righe casa, lì a casa lo piangono,
anche là è cambiato tanto solo il ciliegio è un incanto,
i suoi vecchi si sono trasferiti a S.Candido e intanto
là dove c'erano le cascine ora c’è un camposanto in marmo bianco

Martino è evaso ed è stato scoperto ora è un militante latitante esperto, certo
….superclan  nel gergo.
Sa di lottare per il giusto se nel modo giusto ha qualche dubbio
ma non c’è dubbio che il senso del giusto è nel senso del gruppo….giusto? senza dubbio.
Martino in azione si espone e viene colpito all’addome laddove
sente prima il rumore poi il bruciore del piombo nel cuore,
la vista s’incrina tra i lampi, rivede i suoi campi e la cascina,
tra i tanti sente ancora sua madre : -Martino svegliati è mattina!-.
L’umore di brina si fonde all’odore di sangue e sudore
poi le sirene, un bagliore: Martino muore in poche ore,
sono poche persone a seguire il feretro: la famiglia, il pastore e
sui volti di alcuni non è per la morte il dolore maggiore.
La sua campagna  si contorce mentre ne vede passare il corpo,
sembra pensare: io ti ho cresciuto forte e tu torni da morto!,
là dove è sepolto ogni tomba si scalda d’un sole accanito
e là Martino riposa protetto dall’ombra del suo ciliegio fiorito.

martedì 20 dicembre 2011

Diogene di Sinope e la scuola cinica

La natura del primordio non ammette classi,
e il sovverso crebbe lento nella critica prassi,
io mi innalzerei, immolando dei,
sulle logiche che in Diogene trassi.....
Il cerbero padre dell’Ade generò figli senza vergogne,
peripatetica corte pose la morte sulle sue insegne,
crebbe forzuto negli anni forzando recinti di forgia ateniese,
distrusse tabuiche sostanze figliando consigli che Cratete intese.
Decuplica effetti a lui cari fornendo tettoie e ripari a coscienze,
patetico regno dei morti parrebbe posticcio ponendo parvenze,
il tempo ricusa chi accusa, prefigge ed infligge se per Demonatte
sono  i mercanti che ingrassano a forza i loro più grossi porcelli da latte.
Ritenne pagani contenti gaudenti di intenti e potenti franchigie,
sostenne onanismo e invettiva teorici elogi delle callipigie,
putiferofomentatori: la vita e la morte non furono più cruccio,
strutture cresciute a feticcio, cresciute per forza di impiccio.
Meta che diede mai noia fu usare mannaia sul pel Leviatano,
s’agghinda d’orpelli e gioielli l’infausto sovrano che perde il suo trono,
astanti scherniti e puniti da chi adora miti già morti nel senso,
pragmatico altare prepara già bare sfruttando ragioni fungenti ad incenso.
I servi cantavano strofe sagaci, storie salaci conobbero i Traci,
l’ingrato Aristotele meritò feci rendendo infelici i più cinici greci,
io so che il piacere tradisce promesse, la storia che disfa ciò che il mondo tesse
ma in Sinope visse chi disse e corresse che fesse appagasse chi appena potesse.
La natura cresce dentro all’istinto, il sentiero va da Atene a Corinto,
di pastori non ne urgo, la saliva del demiurgo lavo e purgo nel cinismo convinto;
anacoretoretoricotopica lacera critica d’anomalia,
barbelognostica via, Giocasta e la sua fantasia,
emancipa l’etica l’ottica ludica pelvica l’attica pratica impura
cannibalismo e sozzura, no sepoltura!

venerdì 9 dicembre 2011

Mari infiniti

oltre il possibile c’è l’incredibile:
spingi l’immagine  oltre ogni limite!
No, non ti chiudere, non mi deludere,
spingi il pensiero oltre l’ecumene!
Partimmo ad un’ora buona, là il sole saliva ancora,
noi al soldo di sua signora, la corona di Lisbona,
partimmo con vento in poppa la rotta fuggiva i limiti,
noi il peggio del Sud Europa giù in rotta verso gli antipodi.
Muovevamo oltre il confine, giù in file verso l’ignoto e il nostro  fine
 era riempire le stive di file oro
 nonché scoprirne il contorno, dove il mondo va  a fuoco,
molto prima di Colombo, Cabral e Caboto e Caboto

RIT:
-tu passa i confini, sorpassa i confini,
se passi e li sfidi  non passi e non vivi,
tu passa in confini dei mari infiniti,
là i mali più ostili son fitti e riuniti,
tu passa i confini, tu passa ad altri lidi
comparsi i confini oltre i passi dei libri,
comparsi altri lidi ben oltre i pontili,
se passi e li sfidi trapassi fra i miti

Navigavamo su un brigantino:  vela quadra più vela latina,
il capitano era un assassino, la ciurma melma  marina,
lo giuro non fu una vita ma una sfida al’ira divina,
gli scali, gli  scafi a picco, gli squali nella sentina
passarono mesi, anni: furia d’acqua e calma piatta poi la sabbia e dalla gabbia:
 terra!!….. nell’aria rarefatta…
vidi terre d’altri mondi, gli indigeni senza fede:
i Cinocefali,  gli Astomi, i guerrieri da un solo piede,
con pietre e chele abbattentisi a schiere contro noi fieri battenti bandiera portoghese,
lottammo a stenti per mesi sfidando tutte le truppe:
Aragonesi, Genovesi,  le avanguardie mamelucche,
 vidi i Malesi a luna piena bruciare tra le scialuppe,
le galee in quarantena là al largo delle Molucche
e un male immondo sconosciuto al mondo conosciuto
e i corpi morti, i morti a mollo falciati dallo scorbuto

Nord, Sud, Sud-Est, non c’è merito,
viaggio  in ostaggio all’ago magnetico
Sud-Ovest, sudore e silenzi
quattro quadranti: rosa dei venti.
Ma una sera il capitano guardava e pensava in piedi,
cercò invano di strappare al cielo nero i suoi segreti
poi fece saldare i ponti, condannare i boccaporti,
legammo lance e paranchi con corde da 7 pollici
la furia  ci colse e la tempesta fu addosso,
il mare si mosse, mosse, il mare ci morse,
i marinai con l’ascia in mano tagliavan vele e  pennoni
e quelle vele senza cinghie volavano via come aironi

Vidi arrivare i muri d’acqua con onde da trenta metri,
hai mai fottuto, tu fratello, con onde di trenta metri?,
e il fratello che urlò nel vento: -tu affondaci  se ci riesci!!-
quando finì la frase era sotto già  trenta piedi

giovedì 1 dicembre 2011

Quando venne lei


Mauri aveva un mano fatata, votata al disegno da sempre,
la sua camera era un mare di fogli con scogli di matite e tempere,
nessuno come lui rendeva bene i fiori delle orchidee aperte
 o le foglie delle ninfee che accolgono il volo delle libellule….
Maurizio non aveva una donna e conosceva bene il modo giusto e i percorsi per fuggire da sé:
una matita ed un’onda di forme e contorni che invadevano il foglio eleggendolo Re
ma per quanto lui fosse un animo forte e puro anche il suo polso cedette quando venne lei
e i suoi mondi, i suoi sfondi, i suoi sogni, via ai bordi dei fogli … quando venne lei
in Maurizio era viva e profonda  un’orma lasciata dalla  prova di fuga forse verso gli dei,
quest’orma fonda era somma degli anni trascorsi fra i suoi fogli e colori a sognare fra sé:
 l’infanzia passata chino sui  fogli del tavolino e la mano sua da bambino prodigio,genio creativo tracciava
dentro un profilo lì un rigo color turchino ed un mondo si ergeva vivo tra i fogli di un bimbo schivo
Lui che era nato tra le industrie e le sassaie,
sognava di scappare tra i suoni di un temporale,
suo padre una testa calda, sua madre una  schiena stanca,
da grande lei lo sognava elegante in una banca
Quando lui disse a casa “io vado a vivere d’arte”, sua madre tacque e pianse, suo padre lo prese da parte e poi
gli disse: raccogli i tuoi fogli e i ricordi perché se parti non torni
se parti ti scordi i tuoi soldi ,i tuoi sogni
Quando arrivò a Bologna tutto gli apparve come il cielo in terra,
la conobbe che passava sotto i portici dell’Accademia,
Lei aveva la pelle bianca e gli occhi azzurri e diafani,
la prima volta che gli baciò le braccia lui si perse negli attimi
Lei era molto più di una donna sapeva  cullarlo per vedere altri mondi e poi scordarsi di sé
“Questa tua forza è una bomba” pensava l’artista mentre tutto scorreva e lui viaggiava da Re
ma per quanto lui fosse un animo forte e puro anche il suo polso cedette ….  quando venne lei
e i suoi mondi, i suoi sfondi, i suoi sogni via ai bordi dei fogli :…. quando venne lei
Lei lo cercava come se fosse un vero amore
fra i mercanti dell’estro, nelle Big Bo di Piazza Maggiore
poi fu lui a cercarla in continuazione
Fra i mercati all' aperto, i bistrot, dalla "rive gauche" l'odore
-Quando disse ai suoi fogli “si ora è lei la mia partner”, le sue vecchie carte bianche la sua arte
messa da parte e poi
Lei era così dolce da non poterne fare senza,
lui ne impugnava l’elsa e ne coglieva tutta l’essenza
poi la vide aggirarsi fra le persone della stazione,
vide gli amici di poche ore morire per il suo amore
poi vide  zombi senza più cuore sputare dentro un flacone
e con ‘na dose  di metadone fare 2 dosi di metadone