domenica 15 giugno 2014

I marinai tornano tardi

- Quand’è che mi porti con te? Voglio vedere quello che vedi..-
gli aveva chiesto appena dopo le nozze,
nonostante il mal di mare che le torceva le reni
lo avrebbe seguito su tutte le rotte, tutte le volte
e quando lui tornava dai viaggi di notte,
avvicinando lo scafo e parlando al Libeccio,
lei lo avvistava dalla finestra interrogando la coltre
da cui si vedeva l’arrivo e l’attracco del peschereccio.
Nonostante i trent’anni che parevano un’era lei
lo attendeva ancora alla sera, svaniva l’intera candela,
non sai mai quando torna chi lavora nel mare
quando ti abitui all’assenza rieccolo lì che compare.
Lei rimaneva in attesa del suo sorriso frugale
come se l’acqua ed il sale lo trattenessero in zone lontane
e ogni volta chiedeva: -…e questa volta che fai?-
forse era una domanda scema, una cantilena che diceva:
Rit: -Resti o vai? Che fai? Che fai?
Resti? Quando taci a cosa pensi? O vai? Il nostro amore è di silenzi..
resti? Cara mia ma dove guardi? O vai? I marinai tornano tardi..
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del posto,
al centro un vaso d’acqua e dentro un ramo di bosso,
apparecchiava sempre per due con il mare di sfondo,
con l’occhio allenato a cogliere tutti i movimenti nel porto;
poi finalmente eccolo apparire, la punta di un monte,
appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte,
la luna riversava sull’acqua piatta  una luce rifratta
che scendeva calma carica di polvere d’ovatta.
Sicché lui le raccontava ciò che aveva visto fra le onde:
la costa di rocce che si stende fra Genova e Tolone
o il manto bianco alle falde delle Azzorre,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel meridione
-Le zagare esplodono ovunque ad aprile!
…ma tu non farti ingannare le parole sanno come tradire,
questo è un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce,
per il resto è solo fatica e una solitudine che annichilisce..-.
-Prendo in prestito i tuoi occhi allora…- disse lei scortese,
il velo del vento lambiva le vie del paese,
e si portava via le sue speranze di stare insieme
e poi le riportava le speranza di poterlo rivedere fra un mese.
Rit: Resti o vai? …che fai?..che fai?
Poco tempo e partiva, lo vedeva sparire all’aurora e
lei seduta sulla poltrona lo immaginava intagliare la bruma
verso porti e moli, a trenta nodi, nuovi Soli
oppure lottare contro muri furiosi di schiuma….
e sarebbe tornato, sarebbe tornato
e sarebbe riuscito a stupirla ancora
come l’ultima volta che tornato a tarda ora
le aveva portato in regalo un vestito da sposa di Cefalonia.
-Sempre via suo marito eh?  Beato lui che viaggia…-
dicevano le donne salutandole sulla terrazza
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro
su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di sabbia.
Si era abituato il paese di pochi focolari,
a vederla in attesa , qualche turista chiedeva ai locali:
-Cosa fa quella vecchia alla sera con gli occhi sul porto?-
rispondevano: -Aspetta che il  marito torni dal mare..dal mare…
sono dieci anni che è morto…-

Rit.

2 commenti:

  1. Non c'è un testo di Murubutu che non mi emozioni in qualche modo.

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  2. brividi..
    se un ascoltatore di metal si emoziona all'ascolto di un pezzo rap..beh, è fatto bene

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