venerdì 15 aprile 2011

La collina dei pioppi



Si conobbero al primo imbrunire sul finire d’Agosto
là sul sentiero sottile che dalle colline svaniva nel bosco
Laura aveva 20 anni e il sorriso gentile della gente del posto,
lui lavorava nei campi  sui palmi l’odor del trifoglio.
Fu lì che si videro in viso al confino tra un pioppo ed un olmo,
Dino aveva un profilo fino e un corpo scolpito nel bronzo,
quando la vide all’improvviso le disse per aprirle il suo mondo
"Sai quand’ero bambino pensavo ci fosse un sole nuovo ogni giorno.."
lei nascose il volto per sorridere di nascosto
ma ciò che le disse il suo polso era che quello era più di un incontro
e se già la seconda guerra del mondo infuriava tutt’intorno,
i loro occhi fermi e il mondo che girava tutt’in tondo .
Laura e Dino: tra i tanti belli e poveri : unici
lui figlio di un ciabattino, lei che era la terza di undici,
adesso avevano tutto e non avevano niente
Sapevano non sarebbe stato semplice ma sarebbe stato per sempre

Tu quanti anni mi dai? quanti giorni mi dai? Non so quanto vivrò, tu  quanto tempo vivrai?
-glielo disse  alla sera anche parlando fra sé-    
che tu mi veda o non veda  sarò sempre con te.
Tu quanti anni mi dai, quanti giorni mi dai, quanto, quanti….heiii...
sai, da adesso alla fine, sali sulle colline, io sarò li con te, te, te, te ,te…

Laura aveva gli occhi di fata e Dino non era fatto per fare il suddito
tant’è che entrò nella resistenza  praticamente subito
Quando vennero i fasci a cercarlo una sera era
già coi nostri nei boschi in attesa della primavera
... così fu destino: Dino si fece vivo sempre meno,
se veniva a trovarla da clandestino la portava in un covo segreto
e il giorno volava nascosti tra  albero ed albero
mentre il campanile in paese suonava le ore dell’Angelus
poi venne Novembre e Dino pareva sparito per sempre
e in Dicembre una neve insistente cadde all’arrivo delle truppe tedesche.
Laura attese paziente e vide sghiacciarsi il torrente
e ad Aprile vide il bosco vagire e gonfiare le gemme.
Si rincorsero voci e ognuna diceva qualcosa
“Dino è stato colpito, ha cambiato vita ora ha un donna nuova e la sposa
Dino è scappato a Londra e ora trama nell’ombra
Dino ha tradito è passato con i fasci, ora lavora giù a Roma”
Ma Laura anche se non sapeva, sapeva una cosa:
il suo Dino era vivo e l’amava tanto ora come allora,
 il pensiero di lui si muoveva nell’aria costante,
  dalle cime  alla valle,  fino  ai nidi di rondine sotto i tetti delle stalle
e le diceva fra i venti: non turbarti perché, perché…
anche se tu non mi vedi io sarò sempre con te, con te con te.
Laura non chiese ma tenne fede, speranza e ragione,
la chiamarono pazza, malnata, malata d’amore
ma lei col dolore nel cuore non aveva voluto nessun’altro,
lui stava tornando, lo aveva scritto dentro inciso sul marmo
Era un giorno più caldo e il vento inseguiva le scie delle lepri,
il sole di Maggio era alto e aveva già passato lo zenith,
una sagoma lontana venne fra i germogli tra i boschi:
un uomo smagrito, patito con una barba di mille giorni.
Era tornato Dino, “il tempo è un pianto che non si recupera”,
sul braccio scarno un numero alto degli internati di Buckenwald
ma negli occhi lo stesso chiarore, la stesso sorriso
le disse : non so se fa lo stesso ma io sono sempre lo stesso
 lì ricominciò il cammino e vissero intensamente,
videro rinascere l’Italia insieme nel C.L.N
e  insieme vissero  anni  finchè lui un sera si spense
ma poco prima le prese le mani e le disse sorridente:

Tu quanti anni mi dai? quanti giorni mi dai? Non so quanto vivrò, tu  quanto tempo vivrai?
-glielo disse  alla sera anche  parlando fra sé-    
che tu mi veda o non veda sarò sempre con te.
Tu quanti anni mi dai, quanti giorni mi dai, quanto, quanti, quanti…..
sai ,da adesso alla fine, su qualunque confine io sarò qui con te, te, te ,te…

7 commenti:

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  2. Ciao, volevo solo sapere se la storia narrata nella canzone è vera oppure no :)
    Grazie in anticipo della risposta
    ( la mia canzone preferita )

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  3. sono da colombia, murubutu mi piace tanto, mi sembra il suono e gli testi execelentes. Gracias.

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  4. madonna, ho le lacrime agli occhi...

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