sabato 22 ottobre 2011

Le stesse pietre



Aldo partì al mattino e sul viso nessun sorriso,
nessuno avviso, nessun rinvio e all’improvviso l’addio al suo nido,
il fronte voleva forze e rinforzi pronti dove il conflitto è vivo,
la fronte sugli occhi smorti di chi è in arrivo verso il confino.
Così salì su un treno stanco che intanto iniziò a marciare,
il volto franco e ancora calmo, caldo dei baci della madre,
il corpo maschio saldo a ogni sobbalzo si lasciava andare,
fuori il paesaggio, in Marzo, declinava fino ad indicare il mare.
Poi fuori a flussi, a flutti, ogni vagone aprì la pancia e via,
soldati a truppe, a ciurme vomitate in terra d’Albania,
vedendo tante vite al fine il cielo allineò le nubi a monito,
sulle file gomito a gomito, verso la  linee del Golico
Fra quei monti alti i lampi bianchi facevan già paura,
erano gli ampi lanci fatti dagli altri dietro ogni radura
-la montagna sappi Aldo ai fatti è  solo roccia dura e pura -
che porta morte ai i tanti fanti infranti  e nega loro sepoltura     

RIT:
-le stesse pietre e lo stesso  sangue,
le stesse pietre lo stesso sangue,
quegli stessi piedi sulle stesse pietre
che se non resti in piedi non rivedi….
-le stesse pietre e lo stesso sangue,
le stesse pietre lo stesso sangue,
quegli stessi piedi,  quelle stesse gambe
sulle stesse pietre con lo stesso sangue… 

E per la prima volta Aldo  vide quelle terre interne,
vide granate come gemme splendere fra le contraeree,
sentì le saette e il vento flettere le tende fra le vette
e  le vedette spegnersi come fiammelle di sete, freddo e febbre.
Prima un bagliore, un suono poi voli via per sempre,
le  bocche di fuoco per un uomo morto sono scie eterne,
vide la morte fra le tende in cerca fra le carni aperte
fra pezzi d’ossa, pelle e bende intrise, divise in grigio e verde.
Un’altra alba abbaglia e scalda cauta di un nuovo calore
e la mitraglia calda canta e scalpita sopra a ogni costone;
qui ogni fossa che per tutti è solo pietra, fango e terra cava
per i soldati è un salto al salvo, casa, sudario e bara.
….e  il tempo passa e niente cambia  ma niente calma,
niente scalda la vana speranza qui niente campa, 
nella questa landa bianca marciano le stesse scarpe
di chi prende e perde le stesse pietre sporche dello stesso sangue

Dopo mesi e mesi tra i cieli gelidi sotto i fuochi accesi,
sotto i tiri tesi dai fucili fieri di Albanesi e Greci,
Aldo e altri rimasti offesi ora sono fantasmi ciechi,
corpi bianchi e scarni, occhi affranti e stanchi, esausti fra le nevi.
….e se prima Patria era un alto richiamo, un’aura chiara,
ora non è niente altro che un ricordo in calo, una speranza rara….
così che un colpo d’arma risuonò fino alla piana
- guarda mamma Sto arrivando: Aldo sta tornando a casa!-


Ispirato al romanzo di G.Bedeschi, “Centomila gavette di ghiaccio”

1 commento:

  1. Vocabolario vastissimo,ne fà un album in ogni singolo pezzo! grande

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