mercoledì 23 marzo 2011

L'ussaro triste



Rientrava dalla lande d’arme ansante in cuore e gambe,
aveva servito madre Russia nell’esercito di Pietro il Grande,
avanzando piano nel rigore del primo Gennaio
giunse un ussaro russo in sella ad un purosangue baio
Lui era l’ alto rango  del sangue slavo,
negli occhi spurii il lago di sangue dell’assalto di Azov,
aveva corso fuggendo la peste con bestie
in grado di percorrere in due giorni  almeno 200 verste.
Giunse dalle foreste in un’alba di vetro,
ricordava i vecchi boiari dell’epoca prima di Pietro,
i bottoni di rame brillavano sotto i fiocchi e sopra
una barba ampia che iniziava appena sotto gli occhi,
sotto le notti aveva corso tra i bui,
ora lui riconosceva la terra: lei non riconosceva lui,
le riforme avevano cambiato tutto per sempre e il sangue nobile per quanto nobile  non valeva più niente

Nonostante lo sguardo costante,
due lacrime calde rigavano  le guance
Tu  chiedi perché?
Per quanto forte lui non riuscì a non piangere :
 il vecchio mondo è morto e il nuovo tarda a nascere
Nonostante il suo corpo composto,
due lacrime calde rigavano il volto
Domandi  perché?
Per quanto memore d’usi, abusi e regole
nel tempo s’era perso il passo fra due epoche

L’ussaro vide le sue terre d’oriente perse per sempre,
dove il vento increspava i campi di segale verde,
dove l’erba  perenne sommergeva la palude                               
mentre la nebbia spargeva nell’aria odore di fiume.
Rivide i ponti di sassi, i tronchi neri dei frassini,
le foglie chiare delle querce nane e i sorbi selvatici,
il sottobosco mosso dove bastava un raggio solo
per trasformare giallo e rosso in porpora e oro.
Si avvicinò  al villaggio spronando  il sauro appena
poi rallentò al ritmo di chi  falciava l’avena,
con aria fiera, il  petto gonfio come un vela, 
pretendeva il rispetto che era ma nessuno lo riconosceva;
la sua steppa in fiore ove regnava come un signore
ora non era più sua ma terra dell’Imperatore,
che aveva impresso alla sua  terra lo stampo di zar stanco
di guardare a Mosca come seconda Roma o terza Bisanzio
L’ussaro scese dal sauro con fare cortese,
sentì l’odore del lago e accarezzò il baio sul garrese,
a lui pareva palese ricevere omaggi del volgo
ma solo cani e un bifolco storpio gli giravano intorno
Nessuno vedeva o nessuno voleva vedere?
Chi lo temeva come nessuno ora volgeva la schiena,
vide un cosacco suo servo con un collo da cervo
fare a pezzi il suo stemma e gettarlo  per terra in mezzo allo sterco;
vide vicino a  un’ isba di pino una candela di sego
illuminava un bambino che ascoltava un vecchio cieco,
gli raccontava la steppa di un tempo, le miserie e le offese
quando il grano d’un mese rendeva solo poche copeche in monete
"...e il padrone d’un tempo che il demonio  lo porti!!!
Diceva: quel cane rognoso ozioso nobile succhiasoldi
si pensava un signore, si , amato da tutti,
speriamo sia morto di tisi o per mano dei turchi!"
L’ussaro sentì nel cuore bruciare il dolore,
il suo nome nel fango alla stregua di un invasore,
cosi avviò verso il lago senza fretta o timore,
 qualcuno prima lo vide mormorare qualcosa sotto le icone

2 commenti:

  1. Mi sono sempre domandato quale sia il significato dell'ultima barra...
    non ho trovato riscontri di cosa possano significare le icone ...

    boh è solo rimasto nel ciglio del lago
    oppure si è .......... (quello che ha visto, oltre alla dignità ferita e alla barra prima in cui si dice senza timore lo suggeriscono..)

    Grazie maestro!! e grazie anche ai tuoi compari che spero di riuscire a rivedere dal vivo magari di nuovo a Vicenza!

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    1. Beh, icona tra i tanti significati è pure "Immagine sacra dipinta su tavoletta di legno o lastra di metallo, spesso decorata d’oro, argento e pietre preziose, tipica dell’arte bizantina e, in seguito, di quella russa e balcanica", quindi probabilmente sta a indicare un qualche pentimento/preghiera (o anche una maledizione?...) prima di suicidarsi gettandosi nel lago. Purtroppo o per fortuna i testi di Murubutu sono a volte troppo complessi per capirli al 100%, ci vuole una cultura immensa.

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