domenica 28 ottobre 2012

Mari infiniti pt.2


Tra i flussi dei venti violenti  e i nembi nei cieli neri,

io fui travolto da un onda di trenta metri interi

poi fui portato giù a fondo per trenta piedi pieni

vidi la morte ai fianchi e aveva gli occhi bianchi

ma nella furia delle acque  riuscii ad emergere,

tra le assi sfasciate dalle intemperie man,

stretto a una casse di spezie riuscii a non cedere

e me ne  andai su una scialuppa alla  deriva per mesi.

Il sole inflisse alla mia figura in sciagura più morsi che l’arsura

e la dentatura dei barracuda,

tatuò di schiuma la mia pelle nuda,

io col sale tra le piaghe la alla luce della luna.

Alla nona settimana vidi una baia lontana,

i gabbiani scivolavan fra le nuvole e una rada,               

chi mi  trasse in salvo sulla sabbia chiara,

in un’isola dispersa in qualche atollo attorno all’Asia?

 

Eh, eh dove è che va?

Dove è che va?

Dove che sta andando,

solo?

Dove mi volle il mare? Forse non mi volle o non mi volle male,

Prima la risacca poi la bonaccia rese grazia,

gli indigeni mi accolsero come una madre,

per questi senza dio io ora ero un dio venuto dell’acqua.

Vivevano nudi, su lunghi fiumi  in gruppi chiusi,

fra piante dai fusti oblunghi e  case fatte di funi,  

quando il vento portava alle foglie di palma il ritmo

spargeva con calma il profumo dolce dell’ibiscus.

Mi curarono le piaghe aperte, con impacchi d’erbe

io tra questi di pescatori di cernie,cercatori di perle,

qui ritrovai le forze , raddrizzai la schiena e

imparai a pescare a mani nude i piccoli pesci di barriera;

una sera disteso sul dorso, davanti al mare mosso,

massaggiato dalle palmi caldi di una ragazza del posto,

guardavo sereno sto paradiso di mare e cielo,

fitto di gorgonie reso ricco dalle colonie di corallo nero;

ma a un tratto un flutto mi colpì il volto e mi destai di colpo

ero di nuovo un naufrago mezzo morto,                        

e mentre il caldo calcinava il mio corpo sciolto,

nessuna terra in vista,: tutto blu sotto, solo  blu tutt’ intorno

Eh, eh dove è che va?

Dove è che vai, man?

Dove che sta andando

Solo?

Jesus blues


Questa notte il cielo è sporco non si vedono stelle,

Jes guida i tir sulla strada per Betlemme,

ha capelli e barba lunghi, jeans vecchi e unti,

trent’anni e poco più che forse saranno gli ultimi.

Un fulmine annuncia maltempo in arrivo,

Jes è un po’ stanco quindi accosta al primo bivio,

c’è l’insegna di un pub –club, ne coglie l’inizio,

pensa: adesso faccio un drink, piscio e forse uno schizzo.

Entra dentro il pub qui c’è buio e del tanfo,

Jes si gratta il culo e poi ordina un bourbon,

sul palco un trio stanco ha pezzi propri ed omaggi

a B.B. King, Nat King Cole, Cick Corea e Popa Chubby.

Jes muove i tacchi, no-non riesce a star fermo,

arrotola tabacco e poi ordina un vermouth,

parla con cortesia a chi gli chiede chi sia ,si!

forma un capannello che fa invidia a un messia.

..ma quale corpo sacro, questo è un porto franco,

sarà fatto santo ma ora è fatto d’alcool,

prima un doppio malto poi un doppio bourbon

poi un altro bourbon ma di un altro marchio;

sul cubo attorno al palo un miss si dimena,

ha il culo basso-grasso e un tatuaggio sulla schiena,

ha un alto tasso d’alcol e un cera da post-pera,

chiede il nome della miss detta mad-maddalena,

 

Maledetti voi che non capiste chi fu:   muovi il tuo cranio a tempo del groove,man

è venuto già  due volte e mo tornerà più: brucia il tuo flusso tra testi e ‘sto mood qua

maledetti voi che non capiste chi fu: muovi il tuo cranio sul tempo del blues rap

it’s a jesu-jesus-jesus blues………



Jes c’è così in mezzo che ha già smesso da un pezzo,

piscia, cade e fa una riga sopra il bordo del cesso

poi di getto, oh bro, rostra il banco col braccio

Charlie un wisky liscio anzi doppio con ghiaccio..

è stato un lungo viaggio dice  un altro sfatto

 il suo nome suona Saulo proveniente da Tarso,

non avresti posto sul tir per un maschio

folgorato dal funk sulla via per Damasco?

buum! un altro stronzo cade faccia sul tavolo

bum! prova a alzarsi ed è puro spettacolo

bum!  cade ancora e altri quattro si incazzano

Jes  lo vede in faccia riconosce in lui Lazzaro

S’avvicina un tizio parla in mossa da dietro

dice: Jes tu devi molto ancora ai boss del sinedrio”

”io son ebbro, bro, ma non so di che parli man…

il mio nome e mr Christ  venuto a salvarvi ma

la risposta non piacque né al tipo né a Charlie,

 qualcuno lo seguì quando uscì per parlargli,

per parlare di classi, nuovi mondi ed incassi

lo trovarono all’alba inchiodato a quattr’ assi



 maledetti voi che non capiste chi fu:   qualcuno già intonava Jes blues e altri classici

è venuto già  due volte e mò non tornerà più: brucia il tuo flusso tra testi e sto mood qua

maledetti voi che non capiste chi fu: muovi il tuo cranio sul tempo del blues rap

its’a jesu-jesus-je-su-s blues………je-su-s bluessss…..