sabato 30 aprile 2011

L'uomo che non dimenticava nulla (con Vara)



Sentiva piovere tutto il giorno, oh ma.., tutto il giorno,
solo gocce di ricordi sommergevano il suo mondo poi
bagnavano le strade su cui passano i pensieri,
niente oggi né domani per lui solo i sentieri di ieri.
A chi chiedeva:  non dimentichi mai niente? rispondeva
la mia mente si ricorda tutto e sempre e
chi  mi studia in superficie cerca tare nella psiche
e scopre un uomo che ricorda serie da 60 cifre.
Io non colmo alcune lacune curo e accumulo acume,
la mia mente ha dune e lagune no zone cupe ed oscure,
vedo forme e figure buie alla luce di un lume e di lune,
ho racconti e ricordi raccolti a colpi scure.
Era lui l’uomo sopra il trono del suo regno ipermnesico,
era lui il nuovo uomo dell’impero Sovietico,
chi studiava il suo "io" ne sfidava l’oblio,
ecco l’uomo che ha più storia e più memoria di Dio. 
Risuonava un suono solo solo quando stava solo
poi i ricordi come sfondi riemergevano dal suolo
da sotto stimolo, un assolo libero,
il futuro era il passato ma non è un ossimoro.
Ma un giorno di festa, fuori dalla finestra,
sentì un suono di orchestra, forse quella di Dresda,
prima un vuoto distratto poi uno scatto di testa
poi fu nebbia d’un tratto ed un ritratto in seppia

Vara
E poi nient’altro
che a dirlo sembra nulla e invece è tanto
se non forse tutto,
ora la pioggia si blocca e lui sta all’asciutto
Chi ha memoria così lunga che parte sin dalla culla
ricorda ogni gioia ma pure ogni storia brutta
e la porta dell’oblio quando bussa rimane chiusa,
elusa così ogni scusa, esclusa ogni via di fuga,
resta ostaggio di voci e di facce, di nomi e tracce
e resta il fatto che per affrontarle serve coraggio
No, non c’è montaggio né taglio né selezione né stacco,
 vede l’oltraggio, lo sbaglio, l’esitazione, lo smacco,
 tace in scacco preda di quel miraggio
di cui basta un assaggio per fare di un saggio un pazzo
In pasto dei momenti andati, datati, dati per morti da molti
ma non da lui perché lui non li ha mai sepolti i ricordi,
li ha raccolti e nascosti dietro i suoi occhi,
é solo come un elefante in un mondo di pesci rossi
Poi quel giorno di festa con l’orchestra alla finestra,
nube pesta sulla testa era pronto per la tempesta e invece
silenzio e quiete
l’uomo si chiede: cosa succede?
e poi capisce di colpo come Archimede
E così che mi cambia la vita in questa domenica,
é così che si sente la gente quando dimentica,
e così in comunione con le altre persone cambia espressione,
illuminato come da un raggio di sole

venerdì 15 aprile 2011

La collina dei pioppi



Si conobbero al primo imbrunire sul finire d’Agosto
là sul sentiero sottile che dalle colline svaniva nel bosco
Laura aveva 20 anni e il sorriso gentile della gente del posto,
lui lavorava nei campi  sui palmi l’odor del trifoglio.
Fu lì che si videro in viso al confino tra un pioppo ed un olmo,
Dino aveva un profilo fino e un corpo scolpito nel bronzo,
quando la vide all’improvviso le disse per aprirle il suo mondo
"Sai quand’ero bambino pensavo ci fosse un sole nuovo ogni giorno.."
lei nascose il volto per sorridere di nascosto
ma ciò che le disse il suo polso era che quello era più di un incontro
e se già la seconda guerra del mondo infuriava tutt’intorno,
i loro occhi fermi e il mondo che girava tutt’in tondo .
Laura e Dino: tra i tanti belli e poveri : unici
lui figlio di un ciabattino, lei che era la terza di undici,
adesso avevano tutto e non avevano niente
Sapevano non sarebbe stato semplice ma sarebbe stato per sempre

Tu quanti anni mi dai? quanti giorni mi dai? Non so quanto vivrò, tu  quanto tempo vivrai?
-glielo disse  alla sera anche parlando fra sé-    
che tu mi veda o non veda  sarò sempre con te.
Tu quanti anni mi dai, quanti giorni mi dai, quanto, quanti….heiii...
sai, da adesso alla fine, sali sulle colline, io sarò li con te, te, te, te ,te…

Laura aveva gli occhi di fata e Dino non era fatto per fare il suddito
tant’è che entrò nella resistenza  praticamente subito
Quando vennero i fasci a cercarlo una sera era
già coi nostri nei boschi in attesa della primavera
... così fu destino: Dino si fece vivo sempre meno,
se veniva a trovarla da clandestino la portava in un covo segreto
e il giorno volava nascosti tra  albero ed albero
mentre il campanile in paese suonava le ore dell’Angelus
poi venne Novembre e Dino pareva sparito per sempre
e in Dicembre una neve insistente cadde all’arrivo delle truppe tedesche.
Laura attese paziente e vide sghiacciarsi il torrente
e ad Aprile vide il bosco vagire e gonfiare le gemme.
Si rincorsero voci e ognuna diceva qualcosa
“Dino è stato colpito, ha cambiato vita ora ha un donna nuova e la sposa
Dino è scappato a Londra e ora trama nell’ombra
Dino ha tradito è passato con i fasci, ora lavora giù a Roma”
Ma Laura anche se non sapeva, sapeva una cosa:
il suo Dino era vivo e l’amava tanto ora come allora,
 il pensiero di lui si muoveva nell’aria costante,
  dalle cime  alla valle,  fino  ai nidi di rondine sotto i tetti delle stalle
e le diceva fra i venti: non turbarti perché, perché…
anche se tu non mi vedi io sarò sempre con te, con te con te.
Laura non chiese ma tenne fede, speranza e ragione,
la chiamarono pazza, malnata, malata d’amore
ma lei col dolore nel cuore non aveva voluto nessun’altro,
lui stava tornando, lo aveva scritto dentro inciso sul marmo
Era un giorno più caldo e il vento inseguiva le scie delle lepri,
il sole di Maggio era alto e aveva già passato lo zenith,
una sagoma lontana venne fra i germogli tra i boschi:
un uomo smagrito, patito con una barba di mille giorni.
Era tornato Dino, “il tempo è un pianto che non si recupera”,
sul braccio scarno un numero alto degli internati di Buckenwald
ma negli occhi lo stesso chiarore, la stesso sorriso
le disse : non so se fa lo stesso ma io sono sempre lo stesso
 lì ricominciò il cammino e vissero intensamente,
videro rinascere l’Italia insieme nel C.L.N
e  insieme vissero  anni  finchè lui un sera si spense
ma poco prima le prese le mani e le disse sorridente:

Tu quanti anni mi dai? quanti giorni mi dai? Non so quanto vivrò, tu  quanto tempo vivrai?
-glielo disse  alla sera anche  parlando fra sé-    
che tu mi veda o non veda sarò sempre con te.
Tu quanti anni mi dai, quanti giorni mi dai, quanto, quanti, quanti…..
sai ,da adesso alla fine, su qualunque confine io sarò qui con te, te, te ,te…

Storia di Gino

E’ un’alba calda e Gino corre per la strada
perché a soli 9 anni è una staffetta partigiana
Vive a pieno, non ha freno, si stende e guarda il cielo
poi respira a piene nari e l’aria sa di tiglio e fieno
Perché i veri nazi neri lui non li ha mai visti,
porta nuove sù ai G.a.p. che spa-ra-no ai fascisti
Lui sente, 'stà giovane mente, che non c’è futuro sicuro ma il suo pugno è chiuso
e se crede cresce, lui corre e non cede, più forte ogni mese, la morte lo insegue
su e giù tra case e chiese, su e giù tra strade piene
fino a dove l’erba bassa cede il passo a pietra e neve 


No, no... Gino non sente, non sente più : "..caricare!" poi "...ricaricare!"
Gino non sente più niente,  non sente più il clic-click sul manico, il fucile carico
No, no... Gino non sente, non sente più : "..caricare!" poi "...ricaricare!"
Gino non sente più niente, è stato colpito prima alle gambe e alle tempie poi...

La resistenza non ha standard né target:
nove anni, tre fratelli e un solo paio di scarpe,
di sera la stalla poi di giorno la strada poi
di notte giù la testa sotto i colpi di bengala.
Tu be-be-bene bada che be-be-bene vada,
lui vorrebbe i fasci morti come a Guadalajara
ma qui chi guarda impara col clic qui chi arma spara
però il vero male umano non lo ammazzi mai!
Ma un giorno nero ricordato tra i più pesi
l’arrivo nei paesi della divisione Goering:
alle rebellen haben sic scnict
zu ervarten als den tod!!
Gino vide piani e sedi poi  mise le ali piedi
poi corse tra i sentieri ad avvisare i suoi guerrieri,
quel giorno il suo ardore bagnò il manto al futuro
e il sangue invasore bagnò il grano maturo

Paolo ha un anno in più conosce Gino da anni,
stessa storia, stessa scuola, stessa vita nei campi
I genitori di Paolo, produttori vinicoli,
non sono fascisti ma di ambienti limitrofi si...
In cambio di due cocci, di due soldi e due bossoli
Paolo ha detto ai fasci: “Gino sta con i rossi!
I suoi posti, i suoi boschi, i compagni commossi
tutto questo Gino ha visto in un lampo negli occhi
Il sole rise e soffiava un vento fine
quando tutto vide fine lì lì da fine aprile
....... cos’è rimasto di Gino?
Un cippo in marmo vivo eretto in cima all’Appennino

mercoledì 6 aprile 2011

Anna e Marzio



Anna guardava i suoi fiori come si guardano i figli,
esposti al sole in via  Solgenitsin  numero 15,                                 
il suo balcone fra i tigli era un giardino pensile
fitto di gigli ed ortensie, pollini e resine dense 
Viveva sola da tempo in un appartamento del centro
di fronte al carcere sorto all’interno al vecchio convento,
da quando il marito s’era spento in inverno,
aveva perso la voglia di guardarsi dentro e sentirsi meglio
Ora sognava una altra vita, un’altra aurora,
Anna bello sguardo che ogni giorno perde qualcosa,
sognava un nuovo amore che la portasse altrove
 e le ridesse ancora la gioia di non  morire sola.
Marzio arrivò nell’ora di un pomeriggio di maggio,
tradotto da Regina Coeli nel braccio n 4,
lei lo vide d’un tratto e fu incanto mentre bagnava le dalie, 
lui con la chioma amaranto intanto sorrideva alle guardie.
Marzio Febbraro, figlio di un’operaio,
era stato fabbro, fioraio e soprattutto ladro,
soprattutto ladro, diceva, più che di cose di cuori,
"..i migliori anni io li ho spesi appresso a donne e fiori!"
Anna annaffiava le ginestre

di fronte alla cella corrispondente per seguirne i racconti 
lui amava dirle:
"se le case hanno gli occhi nelle finestre
beh....le  tue bella mia piangono tutti i giorni.."
RIT
Prendi le viole più belle…..- diceva lui- 
...vieni, vieni con me,
io e te insieme per sempre... -diceva lui-
.....vieni, vieni con me.
ma quan-ti so-no i fio-ri ?  ehh...se ne ho visti
son quanti i cuori soli … ehhh... se ne ho visti

Marzio la incantava intrecciando parole,
pareva un attore in azione, un Adone dietro le sbarre rugginose
e lei che lo ascoltava adorante per ore mentre un sole sornione
allungava l’ombra della prigione fino al balcone
diceva di sé: "tu ti fidi me? puoi fidarti di me...
si, si... ho fatto qualche errore ma adesso so cosa voglio"
Le chiedeva: "non ti fidi me ? vuoi fidarti di me?
ti porterò con me laddove fiorisce il mondo...                                            
Vedremo tulipani e lavanda fra i vari fiumi d’Olanda
i bulbi rari tra i mulini bianchi della Mancia,   
fra i rosai di Samarcanda o di Francia, 
le ginestre giganti nei grandi giardini de Bahia Blanca...
Vedremo l’alba tra i gelsi, i rododendri ed incensi intensi,
i mandorli in fiore tra le felci della valle dei templi,
lì gli arcobaleni e gli steli sono accomunati dall’indaco
come i sentieri ai piedi della moschea azzurra di Instanbul...
E nessuno potrà separarci, bella mia,
perché saremo 2 cuori allo specchio nello stesso momento del tempo
e nessuno potrà liberarti di me perché tu vedi quello che vedo
e  adesso senti e quello che sento"

Passò un anno più un anno e Marzio finì di scontare la pena,
era il mese di Marzo e fuori già si allungava la sera,
"Aspettami fuori domani sera sarò fuori per cena",
a lei rideva di gioia la bocca e con gli occhi piangeva
Anna arrivò puntuale all’orario previsto,
aveva una giacca in misto lino e sul viso un sorriso bellissimo,
attese paziente sotto un fico fiorito in anticipo
ma per quanto attese fece mattino senza averlo visto.
Dopo ore di attesa Anna volle capire il destino assurdo
così triste e tesa si rivolse al secondino di turno
gli chiese di Marzio descrivendogli il tipo,

Signora mia, qui questo Marzio Febbraro non è mai esistito...."

venerdì 1 aprile 2011

Il giovane Mariani


Fu il primo gemito del primo genito,
nato col primo getto di freddo gelido…

Il giovane Mariani apriva gli occhi
un raggio caldo creò un passaggio ampio fra due notti,
fra due sfondi enormi vide un lampo e un’esplosione
 poi  un mondo con più occhi che le piume di pavone
 prese aria e luce e pensò:
 -tocca a me,
adesso  tocca a me.. -
e fu di nuovo un inizio
e con lo sguardo raccontò tutto quello che vide e ha visto.
Questa storia non si elabora, né rielabora,
se vuoi tu chiamala favola
per raccontarla bene basta un battito e un’arpa
poi un arco ed un basso poi un battito e un basso.
Lui vide il vuoto farsi mondo e il mondo farsi fuoco
e dopo il cosmo prese corpo da uno spazio vuoto,
vide il fuoco e i suoi grandi bracci, il suolo rifarsi i tratti,
i flutti seppelliti dalle sfingi degli alti ghiacci
Chiusi i passaggi che tornavano a ieri
dove il buio con le mani riuscì a chiudere i cieli
e poi roccia sopra roccia venne occluso ogni buco:
piovve notte tra le torri e le necropoli di tufo:
Sfida  il tempo lo spazio ti attende
qua il cosmo non è che bisogno che vive nell’uomo, non c’è cielo e suolo,
non c’è terra e fuoco e il tempo è corrente e torna per sempre a me

Lui vide mari immani, non vide draghi o maghi
ma vide i vari umani darsi i mali in varie fasi
poi vide coi suoi occhi torri e blocchi di marmo
elevarsi sopra i regni dell’argilla e del fango
Mi chiesi:-... e a me che rimase, a me che rimane?
a me qui rimase la gioia ed  il sale
e a te che rimase da rimare,  che rimane?-
Mano a mano mani in mano nella mano di un padre
-... adesso tocca a me ..-pensò-... adesso tocca a me
ma non c’era fatica nei suoi occhi blu scuri 
perchè quello che vide lui lo vide ad occhi chiusi
Lui vide falsi e rei e i re farsi Dei poi tanti altri falsi farsi grandi
vide infanti maschi morti fanti, patti infranti, passi falsi :....panta rei,
sentì il cosmo nel cuore
cercò ingegno e calore per capirne il colore:
il secondo lo ottenne dalle gocce del sole
 mentre il primo dal pensiero sorto in Asia Minore
Se senti ancora la voce
...fu l’ora
una luce si spense e ne apparve una nuova
poi con forza e nuova foia fuori dalla feritoia
e qui la gioia del suo vecchio piantò un seme di sequoia
-Sfida il tempo lo spazio t’attende
 rallenta e comprende, la terra qui attende
la giovane mente venuta al presente
tre  i giorni trascorsi  si dopo fine settembre ….
Shhh adesso tocca a me ...-pensò-... adesso tocca a me
ma non c’era fatica nei suoi occhi blu scuri 
perchè quello che vide lui lo vide ad occhi chiusi...